L'ambasciatore fiorentino.

Il visconte di Marciano della Chiana ai più noto come Albatwo d'Altavilla, dopo essersi riposato dalle fatiche della politica aveva intrapreso un viaggio al sud, in Abruzzo, così da potersi rigenerare e disintossicare da quattro mesi seduto in consiglio, due dei quali lo avevano visto nella funzione di Gran Ciambellano fiorentino.

Tornato però a Firenze non seppe restare e, quando vide un bando aperto ricercante un ambasciatore, si candidò.

Milano era la sua prima scelta, e la gioia che provò quando venne assegnato proprio a quell'ambasciata fu molta.

Subito, appena ricevuta la lettera d'incarico, organizzò il viaggio verso la terra meneghina, terra di eccellenze nell'ambito legislativo, economico e democratico. Ci sarebbe stato molto da imparare e da discutere.

L'imponente portone era ora davanti a sè e due guardie, una per lato, osservavano i viandanti e ne regolavano l'accesso.

Sono Albatwo d'Altavilla - disse il montepulcioso - e sono qua in veste di ambasciatore fiorentino.

Una delle due guardie lo scrutò un poco, prese i documenti necessari e sparì all'interno del palazzo.
L'altra guardia era invece imbambolata sul bendidio che il carretto dell'uomo aveva portato fino a lì. Una decina di botti di vino facevano bella mostra di loro.
Alba, accortosi dello sguardo interessato, si avvicinò al carretto e prese da una cassa una mezza dozzina di bottiglie per donarle al miliziano.
Mi raccomando! Non in servizio, o passerò dei guai![ disse sorridendo a quello che dall'imbambolato passò all'incredulo, stampandosi in faccia un sorriso ebete.
Ehi, Voi. fate in modo che tutte le botti, TUTTE, vengano recapitate nelle cantine di palazzo. Omaggio mio personale a nome del Gran Ciambellano e del Consiglio toscano.

Attese poi il ritorno dell'altra guardia o di un cenno di assenso all'ingresso.